sabato 6 luglio 2013

Schwarze Romantik

Film ab für das Irrationale, Unerklärliche, Unheimliche! Ab sofort ist unser Video zur großen Sonderausstellung "Schwarze Romantik. Von Goya bis Max Ernst" online. In dem fünfeinhalb-minütigen Clip erläutern Sammlungsleiter Dr. Felix Krämer sowie Städel-Direktor Max Hollein und Côme Fabre, der die zweite Station der Ausstellung im Musée d'Orsay betreut, die dunkle geheimnisvolle Seite der Romantik.


Schwarze Romantik, Romanticismo nero, o anche Il lato oscuro del Romanticismo. Questo il titolo della grande mostra dello Städel Museum di Francoforte, che resterà aperta fino al 20 gennaio 2013. Comprende quadri, sculture, disegni, stampe, fotografie e film. Sì, anche film, ovvero i classici dell’orrore del primo dopoguerra, realizzati nella Germania di Weimar (i capolavori di Friedrich W. Murnau, Nosferatu, 1922, e Faust, 1926, e Vampyr di C.T. Dreyer, 1932) e a Hollywood (Frankenstein di JamesWhale, 1931,Dracula di Tod Browning, 1931, e Spellbound. Io ti salverò di Hitchcock per cui Salvador Dalí realizzò la sequenza del sogno): nelle sale dell’esposizione se ne possono vedere alcune scene, ma è prevista una rassegna che mostrerà per intero queste pellicole. Questa apertura ai nuovi media, del resto, dà una forte impronta anche al sito internet della mostra (www.staedelmuseum.de): quando si apre, sulla pagina si alza un volo di pipistrelli neri a ricordarci che qui si tratta di paure e terrori.

Donne sante e maledette. Sparse le trecce sul petto pudicamente coperto, gli occhi non ancora chiusi, le labbra livide semiaperte dopo avere esalato l’ultimo respiro: è il ritratto da morta di Louise Vernet dipinto dal marito, il pittore Paul Hippolyte Delaroche, che campeggia sulla copertina del catalogo della mostra. All’ingresso dell’esposizione, un’altra donna riversa sul letto ci accoglie: è la giovane addormentata ritratta da Johann Heinrich Füssli nel celebre Incubo, un’opera talmente fortunata da convincere il pittore, dopo la prima versione (1781), a concedere che fosse riprodotta su una stampa e poi a dipingerne altre versioni. Ma se Louise Vernet muore come una santa (sul capo ilmarito le ha posto un’aureola), la ragazza di Füssli si abbandona a un sogno molto profano, sulla cui interpretazione si sono sbizzarrite legioni di psicoanalisti. Secondo loro, quell’animale peloso, con le orecchie da gatto, che le siede sul grembo e la fissa con occhi infuocati è la personificazione della libido, mentre il cavallo con gli occhi vuoti che irrompe da dietro la tenda potrebbe simboleggiare l’orgasmo. Più di un secolo dopo, Salvador Dalí avrebbe ritratto la moglie-musa Gala, nuda, in preda a un sogno popolato da un elefante con le zampe come spilli, tigri divorate da un pesce, un fucile, due melagrane dai frutti velenosi. Sante e libidinose, eroine perverse e pericolose (la Medusa di Böcklin e la femmina con il serpente di Franz von Stuck, Il peccato), le streghe di Goya e di Füssli, la monaca di Victor Hugo la cui mano benedicente sembra un artiglio satanico, Kate la pazza (ancora Füssli) così come la madre folle di Antoine Joseph Wiertz che sta squartando il figlio e ne getta le membra in una pentola: alle donne spetta un ruolo da protagoniste in questa mostra, idoli e immagini su cui artisti di oltre centocinquant’anni di storia hanno continuato a proiettare incubi, deliri, desideri di un mondo che non credeva più all’azione illuminatrice della ragione.
Dante Shakespeare Goethe. Quadri, disegni, stampe in grande quantità sono dedicati a opere letterarie molto care ai romantici (grazie a loro l’Europa scopre Shakespeare, fino ad allora considerato «un barbaro»). Di Dante, naturalmente, piace l’Inferno e in particolare il Canto V (Ary Scheffer, Paolo e Francesca nella bufera infernale, 1854) che combina perfettamente amore, morte e perdizione. Shakespeare è la fonte inesauribile per le visioni di Johann Heinrich Füssli, ma ispira anche Eugène Delacroix che compone un album di stampe su Amleto. E poi ecco l’altro bestseller, il Faust di Goethe (ancora Delaroche, Cornelius). Predominante in tutte queste illustrazioni è l’atmosfera notturna, il clima onirico, da incubo, la follia. Di Shakespeare si prediligono le streghe e i delitti notturni diMacbeth, o le spettrali apparizioni che turbano Amleto. Quello che importa è, appunto, estrarre da quei poeti le suggestioni oscure, il linguaggio dei sogni più neri, insomma il primo irrompere sulla scena dell’arte dell’inconscio.
Paure senza frontiere. La malinconia dei cimiteri del tedesco Caspar David Friedrich, le allucinazioni dello svizzero-inglese Füssli e dello spagnolo Francisco Goya, il gusto per il macabro del belga Antoine Joseph Wiertz, le visioni dei francesi Delaroche e Delacroix, gli inquietanti paesaggi (L’isola dei morti) dello svizzero Arnold Böcklin: lamostra dedicata alla Schwarze Romantik propone un’internazionale del terrore. Che spazia nel tempo (dalla fine del Settecento ai film di Hollywood a Dalí e Magritte) e nello spazio. Cioè, non si limita solo alla Germania, da sempre considerata terra d’origine del Romanticismo, il paese che ha nel suo Dna il più romantico dei sentimenti, la Sehnsucht, l’intraducibile nostalgia per qualcosa/qualcuno che non si può avere, che forse non si èmai avuto. Nato dalla grande delusione storica di chi vide il sogno illuministico tramutarsi in un incubo (la Rivoluzione francese si era conclusa nel sangue del Terrore e nella dittatura napoleonica), il Romanticismo nero rifiuta la politica, è indifferente alle aspirazioni dei vari risorgimenti nazionali. Sarà forse questa la ragione per cui nella mostra non c’è nessun italiano dell’Ottocento, artisti tutti animati da fieri sentimenti patriottici. È vero comunque che nel catalogo è ampiamente citato La carne, la morte e il diavolo di Mario Praz: ma perché mancano i simbolisti come Segantini, oppure De Chirico e Savinio. Chissà?
Ranieri Polese, "La Lettura - 4 novembre 2012


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