domenica 7 luglio 2013

Finestre

Ormond Gigli (1925)

Finestre

MARIAROSA MANCUSO

"La Lettura", 30 settembre 2013

Lasciamo volentieri i paesaggi sconfinati, gli orizzonti lontani, le radure dove l’occhio si perde. Ci teniamo le finestre, che in leteratura sono più interessanti.
Delimitano, incorniciano, indirizzano l’occhio, traggono in inganno. Sono il cinema prima del cinema. Sono quadriche non richiedono un pittore. Sono scene che non hanno bisogno di un regista. Da una finestra senza inferriate Peter Pan vola in camicia da notte verso i Giardini di Kensington. Da una finestra, con un cannocchiale, Nathanael osserva Olimpia in L’uomo della sabbia di E. T.A. Hoffmann (senza sospettare che la bella dagli occhi fissi è una bambola meccanica costruita da Spallanzani). Da una finestra, il ferroviere Roubaud osserva la Gare Saint-Lazare in La bestia umana di Émile Zola (poi, guardando i finestrini di un treno in corsa, scorgerà un delitto). Dietro una finestra appare il fantasma di Catherine in Cime tempestose Brontë. Un’altra finestra rimane aperta alla morte di Heathcliff, finalmente riunito con l’amata nella brughiera celeste.
Accanto alle finestre vere, merita una menzione speciale il Dottor Vetrata di Cervantes: un folle che si crede una finestra fragile e trasparente, quindi dorme nella paglia e si tiene lontano dai ragazzini armati di pietre. LEGGI TUTTO...

L'artista viene alla finestra

Ada Masoero 

“Domenica – Sole 24 ore”, 21 Ottobre 2012

Posti su una parete della mostra Una finestra sul mondo, i versi di Rainer Maria Rilke: «Non sei forse tu, finestra, la nostra geometria, forma così semplice che senza sforzo circoscrivi la nostra vita immensa?» condensano al meglio le premesse teoriche che hanno guidato i curatori – Giovanni Iovane e Marco Franciolli, con Sylvie Wuhrmann per la variante ridotta che si terrà nella Fondation de l'Hermitage di Losanna, e Francesca Bernasconi – nel progettare e realizzare in modo così felice una rassegna concettualmente complessa come questa. 
Rilke era stregato dalle finestre, convinto com'era che la loro forma modellasse la nostra idea del mondo: circoscrivendo una porzione del reale, esse ci regalerebbero infatti una chiarezza di visione altrimenti inattingibile nel disordine della nostra "vita immensa". Non era certo il solo a pensarla così: si poneva infatti nel solco di una speculazione antica, nata nell'Umanesimo, quanto l'arte visiva occidentale si era data l'obiettivo di farsi mimesi del reale e aveva codificato la rappresentazione attraverso i principi della prospettiva artificiale. E cosa, più della finestra, poteva offrirne una trascrizione visiva calzante? A provarlo è una bibliografia vastissima, che nel tempo ha dato conto delle nuove valenze, ora oggettuali ora simboliche, di cui questo oggetto, apparentemente solo funzionale, si è caricato. La sfida era tradurre concetti così complessi in un percorso di opere che coprisse un arco temporale tanto vasto e che, offrendosi a più livelli di lettura, sapesse essere al tempo stesso stimolante per la mente e seducente per lo sguardo. Ed è ciò che i curatori sono riusciti a realizzare in questa mostra divisa tra le due attuali sedi dei musei di Lugano (il Museo d'Arte di Villa Malpensata e il Museo Cantonale, diretti da Marco Franciolli), primo passo di un percorso che si concluderà con l'inaugurazione del nuovo museo all'interno del grande polo culturale che sta sorgendo sul Lungolago. 

I primi capitoli della mostra vanno in scena nel Museo d'Arte: qui scorrono le premesse poste nel passato, dal '400 alle avanguardie storiche del primo '900, mentre la sola arte contemporanea occupa il Museo Cantonale. E la prima sezione non poteva che aprirsi con Leon Battista Alberti, che nel 1436, nel trattato De Pictura, suggerisce ai pittori un suo efficace artificio per riprodurre fedelmente il reale: per farlo, scriveva, io «disegno un quadrangolo di angoli retti ... il quale mi serve per un'aperta finestra dalla quale si abbia a veder l'istoria». Che l'esegesi successiva abbia poi aggiunto a tale precetto meramente strumentale il dettaglio tutt'altro che trascurabile che tale finestra sarebbe stata «aperta sul mondo», ha fatto la fortuna di questa formula didattica, arricchendola di quei valori metaforici che per secoli hanno fatto della finestra uno dei "luoghi topici" dell'arte occidentale. 
Si parte dunque con la trattatistica rinascimentale e con il reticolo quadrettato (il «quadrangolo di angoli retti») di cui i pittori prendono a servirsi, per esplorare poi nelle sezioni successive le modalità con cui, fino al primo '900, l'arte occidentale si è rappresentata. Ma ha ragione Franciolli quando suggerisce di abbandonarsi al piacere visivo: le opere sono infatti bellissime, spesso anche poco note e rare. Ecco allora i ritratti dei personaggi incisi da Dürer, nei cui occhi si riflette sempre la sagoma di una finestra (per dimostrare che il soggetto è vivente? È una delle spiegazioni, forse la più pertinente). Ed ecco le "nature morte con finestra": una finestra che è ora fisicamente presente, ora invece è allusa – come in un fuori campo – da un fascio di luce che piove obliquamente (ma in una plumbea, preziosa Vanitas olandese del 1650 la si scopre poi, minuscola, anche riflessa nel bicchiere). L'800 sviluppa e trasforma questo tema in senso simbolico: le finestre a cui sono affacciate le figure di Füssli e di Constable, di Thoma e di Munch sono al tempo stesso soggetto del dipinto e soglia che separa il "dentro" dal "fuori", lo sguardo interiore dall'interazione con la società. E alla fine del secolo i paesaggi colti dalla finestra, con le prospettive sghembe che i maestri del modernismo (Matisse, Bonnard, Vuillard, Vallotton, Balthus, come i grandi fotografi del Bauhaus) imprimono alle loro composizioni, sovvertendo le regole prospettiche classiche e fondando un nuovo linguaggio visivo, costringono lo sguardo dell'osservatore a spericolate acrobazie e inducono a riflettere sul rapporto fra arte e realtà, non meno del dipinto emblematico di Magritte della Collezione Thyssen, del 1936, con il paradosso visivo di un paesaggio che si fa tutt'uno con il vetro della finestra. Diverso il fronte su cui sin dal 1914 si muove Mondrian, che traduce il palazzo di fronte al suo studio in un reticolo di segni ortogonali: comprime così lo spazio in una piatta bidimensionalità e trasforma il reale in una di quelle "griglie", poi dominanti nell'arte del '900, che Rosalind Kraus esplorava nel 1978 in un suo famoso saggio. 
In tutte le sezioni, però, autori di oggi mostrano efficacemente come ognuno di questi temi sia rimasto vivo, seppure in forme nuove, fino ai nostri giorni. Ma è il passaggio al Cantonale che ci conduce dentro al contemporaneo, con una riflessione che, prendendo il via di volta in volta da Albers, Duchamp (non poteva mancare la finestra "cieca" di Fresh Widow) o Rothko, mostra il percorso poi compiuto da un gran numero di artisti contemporanei (da Agnes Martin a Richter, da Paolini a Turrell e Buren, da Ruff, Dibbets, Uncini ad Angela Bulloch, Rehberger, Joan Jonas, Anri Sala...), per giungere da un lato agli "schermi" cinematografici o televisivi di Sugimoto, Schifano, Dynys, dall'altro alla laconica asserzione, scritta con il neon, di Cerith Wyn Evans: Think of this as a Window. Mentre Windows – un nome non certo casuale– sui nostri pc ci spalanca nuove "finestre sul mondo". 

Una finestra sul mondo. Da Durer a Mondrian e oltre, Lugano, Museo d'Arte e Museo Cantonale, fino al 6 gennaio. Catalogo Skira

Laura Larcan, "La Repubblica":, 21 settembre 2012
 
DA LEON BATTISTA ALBERTI a Magritte, da Rothko a Schifano, la "finestra" ha giocato un ruolo chiave nella storia dell'arte moderna e contemporanea. E' stata uno sguardo prospettico che misura "matematicamente" l'essenza dello spazio, e l'orizzonte romantico di scenari sognati o temuti. E' stata "protagonista principale" della scena con il suo caleidoscopico gioco di variazioni cromatiche e divertissement di luci-ombre, fino a trasfigurarsi come simbolico "teatrino" di oniriche riflessioni. Fino alla finestra digitale che offre spettacoli virtuali. il tema quanto mai ricorrente nell'arte viene indagato ora per la prima volta da una grande mostra dal titolo "Una finestra sul mondo. Da Dürer a Mondrian e oltre", visitabile fino al 6 gennaio nella doppia sede del Museo Cantonale d'Arte e del Museo d'Arte di Lugano.LEGGI TUTTO...


Fresh Widow. Fensterbilder seit Matisse und Duchamp

Edited by Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Düsseldorf, foreword by Marion Ackermann, texts by Elke Bippus, Ina Blom, Erich Franz, Rune Gade, Stefan Gronert, Christoph Grunenberg, Peter Kropmanns, Doris Krystof, Caroline Käding, Heinz Liesbrock, Isabelle Malz, Christian Müller, Maria Müller-Schareck, Hans Rudolf Reust, Lisa Schmidt, Rolf Selbmann, Melanie Vietmeier, John Yau, graphic design by Sascha Simon Brenner, Sascha Lobe, L2M3 Stuttgart
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